| ragazzeeeeeeeeeeeeeee scusate il ritardo ç.ç ♥ grazie mille per i commenti, sono contenta che vi piaccia *.* ♥ *rotola* ♥ ecco il terzo capitolo *.* la storia ha preso una piega piuttosto inaspettata mentre la scrivevo, questo capitolo rimarrà un po' in sospeso~ spero che comunque tenga vivo il vostro interesse *.* buona lettura ♥
Capitolo 3.
La mente di LiYin non fece che viaggiare per tutta la cerimonia. L’uomo, il ragazzo che le stava di fronte poteva benissimo essere la reincarnazione di un qualche dio greco o latino, tanto le pareva perfetto.
Le baciò la mano facendola sussultare dopo essersi inchinato di fronte a lei, e per non essere scortese anche la ragazza si piegò di fronte a tanta bellezza. Più tardi avrebbero parlato, ma ora no. Ora era solo il momento della loro unione matrimoniale.
Ma nonostante questo, lei non riusciva a dimenticare la sua visione… Perché… era una visione, no?
Yunho stese in pochi secondi uno dei camerieri ingaggiati per il rinfresco. Lo chiuse in uno sgabuzzino completamente privo di sensi, nella speranza che nessuno lo trovasse prima della fine del banchetto. Sicuramente nessuno di quei camerieri aveva visto uno degli altri prima d’ora, erano solo giovani a cui era stato dato l’”onore” di assistere al matrimonio dell’anno come servitori. Cosa che a Yunho non importava affatto, ma che sentiva di dover fare.
Non aveva un piano, non ne preparava mai. Si infilò velocemente i vestiti del ragazzo svenuto constatando che fortunatamente gli calzavano alla perfezione.
Sistemata la cravatta, uscì velocemente dallo sgabuzzino e raggiunse gli altri “servi” nel giardino della villa cinese dei Choi, dove tutti sembravano indaffarati a sistemare ciò che già era perfetto. LiYin non era una perfezionista, forse nemmeno Siwon. Ma, evidentemente, i loro genitori sì.
Yunho notò la quantità industriale di cibo presente sulle varie tavolate, e si rese conto che con “cerimonia privata” il signor Zhang doveva avere inteso un “momento per concludere gli affari della propria vita”. Con una smorfia di disgusto si rassegnò e cominciò ad aiutare gli altri lavoratori.
Notò lo sguardo di una ragazza puntato su di lui. Lo ricambiò senza pensarci troppo, era come se lei lo stesse silenziosamente sfidando. Se ne stava tranquillamente seduta là, osservandolo intensamente come se volesse leggergli la mente. Indossava un qipao nero bordato di rosso che incorniciava perfettamente la sua figura snella, mentre i capelli neri le ricadevano composti e lisci lungo la schiena. Chiaramente non era una cameriera.
In un’altra occasione, probabilmente, Yunho non avrebbe esitato a far valere le sue doti da donnaiolo con una ragazza così affascinante, ma per qualche strana ragione si sentiva inquietato da quello sguardo penetrante e senza espressione. - Chi sei? – chiese più a sé stesso che a lei, visto che era impossibile che lo sentisse a quella distanza. Si avvicinò, e come per rispondere alla sua domanda una cameriera gli tagliò la strada affrettandosi verso la donna. Si inchinò prima di dirle con respiro affannato – Signorina Liu, la aspettano in salotto. – Lei si limitò ad annuire e seguì sorridendo la ragazza.
Non gli rivolse più nemmeno uno sguardo, e per qualche ragione Yunho si sentì turbato. Liu… mi chiedo quale sia il nome.
Nonappena la cerimonia giunse al termine Siwon prese LiYin per mano e la condusse all’esterno, dove erano attesi da un gruppo di guardie pronte a scortarli fino alla macchina e successivamente fino al giardino della villa della sua famiglia. LiYin si sentì eccessivamente protetta da quelle attenzioni, a suo parere esagerate e inopportune, ma sapeva che la colpa non era del suo attuale marito ma probabilmente dei genitori di entrambi. Già, più che un matrimonio sembrava un incontro d’affari. Questo lei l’aveva sempre sostenuto.
Il guardino della villa dei Choi era immenso, e arredato in quel modo non poteva che sembrarle estremamente elegante. Forse troppo elegante. Nonostante fosse cresciuta nella ricchezza, LiYin era una ragazza semplice, per rendere quel giorno perfetto le sarebbero bastati i suoi genitori e sì, Siwon. Perché una voce, dentro di lei, sapeva che lui era il marito che aveva sempre sognato. Eppure… non era Yunho.
Troppe persone si congratularono con lei, della maggior parte non ricordava il nome o forse, più probabilmente, semplicemente non lo conosceva. Notò con suo grande disappunto che quasi tutti i suoi amici non erano nemmeno presenti. Eppure lei aveva mandato l’invito… Possibile che i suoi avessero preferito selezionare i suoi stessi invitati prima di inviarli? Ridicolo, raccappricciante… si disse, in preda ad una rabbia che a stento poteva essere controllata. Ridicolo… si disse ancora, ragggiungendo il tavolo dei dolci nella speranza di trovarci qualcosa che potesse aiutarla a dimenticare quanto in realtà quel giorno non fosse diverso da una conferenza o da una riunione.
Il suo sguardo ricadde automaticamente su Siwon, intento a discutere col padre e un paio di altri uomini. Il ragazzo notò gli occhi della moglie sul suo viso, e le sorrise calorosamente. Sorriso che lei ricambiò a stento.
- Signora, le faccio le mie più sincere congratulazioni. – Distratta da quelle parole, LiYin abbandonò il suo dolcetto al cioccolato per concentrarsi sulla persona che le aveva pronunciate. Di fronte a lei c’era una donna, una stupenda donna. La squadrò per qualche istante, finchè quella, quasi offesa, non parlò di nuovo. - Ma come, non mi riconosci? – - Mi scusi? – - Sono YiFei! – - YiFei?... oddio, Liu YiFei? – - E chi altri? – - YiFei! – strillò allora la sposa contenta, stringendo la cugina tra le braccia come se fosse la sua unica ancora di salvezza in quel mare di sconosciuti. – YiFei, non sai quanto mi sei mancata! – L’altra sorrise, accarezzando i capelli alla più giovane. - Anche tu mi sei mancata molto piccola. Non ci vediamo da quanto? Due anni? – - E otto mesi. Non riesco a credere che tu sia venuta, ti è arrivato l’invito? – - A dire il vero no, ma non potevo perdermi il matrimonio della mia cucciola, no? – - Non ti è arrivato?... – domandò LiYin, ferita, ignorando le parole dolci dette dall’altra per alleggerire la rispoista negativa. - Non esattamente. – - Non capisco, io te l’ho mandato, sono sicura… - - Tesoro, tesoro, so che tu l’hai fatto. Ma conosco abbastanza bene lo zio per dire che a lui non sarebbe importato più di tanto. – - E allora… come sei entrata? La sicurezza è impenetrabile… - - Sono io la sicurezza? – - … scusa? – - Io e i ragazzi. – concluse lei, indicando alcuni dei camerieri e degli ospiti.
A LiYin parve persino logico. Il signor Choi aveva messo a disposizione la propria villa, il proprio giardino, le proprie guardie del corpo… Ma suo padre non si sarebbe mai fidato al 100% del suo nuovo socio, certo. YiFei era entrata all’accademia di polizia subito dopo il diploma e ne era uscita come la migliore della sua annata. - Perché ha voluto la polizia? – - Lui… non te lo dovrei dire. – - YiFei, sono tua cugina. E anche se non lo sembra questo è il mio matrimonio. – - Lo so… - - E allora dimmi la verità. – - Pensa che Yunho possa fare qualcosa… oggi… per fermare il matrimonio. – - Il matrimonio c’è già stato. – - Esatto, dimmi grazie. – - No, Yunho non è qui, tutto questo è inutile. Pensa che mi rapirebbe? Bene, devo a lui più spiegazioni di quante ne deve mio padre a me, e direi che come similitudine è piuttosto grave. – - LiYin, non dire così. – - Yunho mi ha dimenticata cugina… -
YiFei raggiunse la cucina senza che nessuno le prestasse troppa attenzione. Da lì passò al salotto, dove salì le enormi scale in pietra. Corse per il corridoio prima di chiudersi nel bagno. Frugò nella borsetta prima di afferrare il cellulare e digitare velocemente quel numero che ormai conosceva a memoria. - Sì pronto? – - Changmin? – - YiFei, sei tu? – - Sì. Avevi ragione. – - Ti prego, non lo arrestare. – - Dammi solo un motivo per non farlo. – - Lui ama ancora tua cugina, e sono certo che per lei è lo stesso. – - Ora è sposata Changmin. – - Lascia che le cose vadano come è giusto che sia, ok? Te ne prego. – - … tu hai un piano vero? – - Non sono io a doverlo avere. – anche senza vederlo, YiFei avrebbe giurato che lui le stesse sorridendo. Come poteva, quel ragazzino, sapere già tutto quello che sarebbe successo? Eppure, per qualche strana ragione, decise di fidarsi di lui. - Se le fa del male, sarà anche colpa tua. – - Non essere così pessimista. Non gliene farà mai. -
Quindi il suo nome era YiFei, e faceva parte della polizia. Lei e LiYin erano cugine. Incredibile quante cose si possono scoprire, fingendo di ripulire una parte del giardino. Yunho avrebbe scommesso tutto quello che aveva “guadagnato” in quegli anni che lei l’avesse riconosciuto. Eppure non l’aveva arrestato, ne gli aveva parlato… Perché?
LiYin invece era lì, intenta a fissare la sua fetta di torta al cioccolato. Lei non l’aveva notato, di questo era certo. Forse era il momento giusto per iniziare il suo inesistente piano?
- Signora, mi perdoni. - LiYin sentì il suo stesso cuore gelarsi nell’udire quella voce. Non può essere… Raccolse tutta la sua forza interiore, ma alla fine riuscì a voltarsi verso di lui. E questa volta era certa che non fosse un’allucinazione. Il suo sorriso… le spezzò il cuore. Finto, stampato sul viso solo per la semplice soddisfazione di vederla lì, ora, a bocca aperta a fissarlo di nuovo, dopo tutti quegli anni. - Yunho. – riuscì a sussurrare dopo qualche istante, come se quel nome non fosse mai esistito fino a quel momento, come se lui non fosse mai esistito. - Congratulazioni, LiYin. -
|